VITTIME
QUARTA PARTE
INFERNI PERSONALI
Di
Igor Della Libera
L'impatto con la parete fu durissimo.
Il jet pack protesse la schiena dell'Averla, ma il il dolore fu
terribile e lo sentì fino al midollo.
Maddicks cadde in avanti, in
ginocchio, mentre uno dei baroni sangue avanzava verso di lui. Le ali erano
state ritratte e la punta d'osso rigava il pavimento.
Era come un'unghia sulla lavagna, un
suono costante che nel cervello squassato del mercenario risuonava amplificato.
La sofferenza toglieva lucidità ai suoi pensieri. Doveva reagire. Non sapeva se
il morso di quella cosa l'avrebbe tramutato in uno degli sgherri con canini di
Barbie, o se semplicemente quei denti aguzzi gli avrebbero strappato la carne
dal collo e sarebbe morto affogato nel suo stesso sangue.
Preferiva la seconda ipotesi perché
l'idea di tornare al servizio di quel nazista era peggiore di mille morti.
Moon Knight lo guardò con la coda
dell'occhio, non poteva aiutarlo. Barbie era su di lui e la cura a base di DNA
di super vampiro aveva prodotto effetti miracolosi. Riusciva ad evitare ogni
attacco con il paletto e già in due occasioni aveva affondato i colpi.
Fortunatamente il kevlar del costume aveva retto e ora i due si guardavano.
Occhi negli occhi, prima di un altro round. Barbie si leccò le unghie affilate
come pugnali.
-In qualche angolo della tua testa
pensi ancora che Maddicks sia il tuo comandante. Lo vuoi aiutare non è vero? Il
cameratismo è qualcosa che rimane addosso e non basta che tu sia diventato il
buono e lui abbia continuato a fare il cattivo per farti dimenticare le vecchie
abitudini.
-Se la caverà, l'ha sempre fatto.- fu
la risposta secca del cavaliere lunare.
-Quando ci siamo conosciuti in Bolivia
e voi lavoravate per il dittatore locale e quindi per me, non ho mai pensato
nemmeno per un istante che la vostra fedeltà andasse a qualcosa di diverso dai
dollari che vi finivano in tasca.
-A proposito di abitudini tedesco non
hai perso la tua per le chiacchiere.
L'ombra del vampiro coprì Maddicks. Il
mercenario si accorse però che la creatura si era bloccata. Un ultimo sguardo
alla preda prima di ucciderla?
Non era così. Il demone delle lacrime
aveva lasciato il suo scontro ed era andato in suo aiuto.
Al demone bastò un colpo secco di
spada per privare l'essere delle sue ali. Il barone sprizzava sangue nerastro
dalle spalle e si voltò solo per vedere negli occhi di pipistrello la punta
della lama prima che questa gli trapassasse la gola.
Maddicks si trovò sporco di quel
sangue simile a petrolio rosso e fu contento che non fosse il suo. Il demone lo
aiutò a rimettersi in piedi prima di tornare ad affrontare gli altri mostri.
Barbie aveva assistito alla scena. Nemmeno
la pelle liscia del suo volto e gli occhi tornati di un azzurro ariano come
quando era giovane, riuscirono a mascherare la sua paura. Il demone delle
lacrime si sarebbe sbarazzato presto delle sue creature.
-Non dai più aria alla bocca nazista.
La vedi la tipa con la spada. E' qui per te. Sta aspettando da tempo questo
momento. Lei incarna il dolore e il desiderio di vendetta di tutte le tue
vittime. Visto che ti sei dato tanto da fare negli anni, puoi immaginare come
saranno gli interessi.
Moon Knight sfruttò quel momento per
cercare il suo cuore con il paletto, ma Barbie ripresosi dall'impasse lo colpì
al braccio disarmandolo e poi con la mano che scattò come una tagliola lo prese
per la gola.
Moon Knight si trovò sollevato da
terra e sperò che il collo rinforzato del costume reggesse l'impatto puntuto
delle unghie del nazista.
-Sai Spector hai superato le mie
previsioni, mai avrei immaginato che un uomo devoto solo al suo portafoglio
potesse abbracciare una causa diversa. Questo volevo dirti: sei cambiato,
peccato che il tuo percorso di redenzione finisca qua.
Moon Knight, mentre Barbie parlava,
allungò una mano verso la cintura. Aveva ancora qualche trucchetto in serbo per
lui. Quando azionò la luce flash per un attimo sembrò che il vampiro resistesse
all'onda luccicante e improvvisa, ma poi questa lo ricacciò indietro
costringendolo a perdere la presa sull'eroe. Ancora accecato dal bagliore
intenso non vide arrivargli contro il diretto di Moon Knight, né si accorse
dell'altro pugno che lo raggiunse allo stomaco.
-La mia strada è ancora lunga. Devo
ringraziare quelli come te se ho iniziato ad indossare questo costume.
Barbie rotolò di lato e si rimise in
piedi.
-Risparmiami la favoletta del male
contro il bene. Non mi sono mai piaciuti i concetti assoluti.
-Te ne racconterò un altra, parla di
un uomo che pensava di dover morire...- Moon Knight schivò un colpo di Barbie e
poi armato del suo falcetto andò a strappargli alcuni dei suoi gradi dalla
divisa. Questi caddero in terra e per Barbie fu come perdere una parte di se.
-Sarei morto sapendo che nella vita
non avevo fatto altro che errori, che ero sempre stato dalla parte sbagliata.
Qualcuno però mi diede una seconda possibilità e ora capisco perché l'ha fatto.
-Interessante.- biascicò Klaus ancora
intontito e per questo incapace di reagire prontamente – lo stesso è successo a
me. Anche io ho avuto una seconda possibilità. Come vedi il bene per uno è il
male per un altro. E' tutto relativo.
-Per me no.- gridò Moon Knight. Si
rendeva conto di non essere mai stato così arrabbiato. Lui sapeva che tutta
quella furia non era rivolta solo a Barbie. Gran parte di quella rabbia era
destinata a se stesso.
Maddicks aveva osservato la scena, ma
aveva deciso di dare sostegno al demone delle lacrime. Era lei che doveva avere
la vendetta. Sapeva che Moon Knight stava solo tenendo in caldo il piatto.
All'inizio arrancava ancora. Lo faceva
mentre testava i laser sperando che funzionassero. Lentamente, ad ogni passo
ricacciava sempre più in profondità il dolore. Prima lo sentiva più forte
perché la sua mente non aveva trovato le contromisure.
Adesso i pensieri tornavano a
focalizzarsi sull'obiettivo e fu come se non fosse stato lanciato contro il
muro del bunker. I baroni che circondavano il demone si accorsero di lui, ma
l'Averla era tornata assassina e nessuno, ne uomo, ne succhia sangue poteva
fermarla.
Moon Knight incalzava Barbie verso la
parete non dandogli via di scampo. Sapeva che l'effetto di quella luce non
sarebbe durato ancora molto, ma in quei minuti che rimanevano voleva spingerlo
a d abbandonare la sua calcolata freddezza perché per battere un uomo simile
bisognava fargli perdere il controllo.
-Maledetto, quando mi sarò ripreso ti
strapperò le viscere.
-Tutto qui Barbie? Mi aspettavo di
più.- il falcetto era preciso nel togliere alla divisa ogni segno distintivo, i
gradi erano caduti e così i bottoni dorati.
Il demone e Maddicks erano una strana
coppia. La prima con le sue armi fatte di lacrime il secondo a sperare che i
laser non facessero i capricci.
Prima della ROXXON OIL non si sarebbe
mai affidato esclusivamente solo alla tecnologia. Come mercenario era
altrettanto letale con e senza il fucile. Gli anni come Averla l'avevano
rammollito, ma in quel momento vedendo che il meccanismo di sparo si era
bloccato del tutto tornò fuori il vecchio Maddicks.
Il vampiro era grosso, ma impacciato.
L'ibrido non era ancora in grado di
padroneggiare del tutto il nuovo corpo. Il barone si trovò addosso un mostro
peggiore di lui. Maddicks non si fermò fino a quando i suoi guanti artigliati
non erano (furono) completamente dentro la faccia del vampiro divenuta una
poltiglia indistinta.
Il demone lo vide stare sopra
all'essere e tirare per alcuni minuti, scavare nel suo petto. Alla fine riuscì
a strappargli il cuore anche se non del tutto. I muscoli lo ancoravano ancora
allo squarcio nella cassa toracica e tornò indietro come legato ad un elastico
schizzandogli il viso di sangue nero.
-E' molto più facile nei film.- disse
riprendendo fiato.
-Lo vedi Barbie, il demone delle
lacrime ha finito con le tue creature. Quegli infelici sono stati le tue ultime
vittime. Adesso sta venendo da te.
Era proprio così, ma Klaus non era
tipo da arrendersi, finora era sempre riuscito a scappare al suo passato.
Barbie si trovò a ridosso del suo trono.
In terra c'era ancora il calice di
vino. Vide il demone e Maddicks profilarsi dietro Moon Knight.
-Se impedirai a quell'essere di
uccidermi ti dirò molte cose sull'Hydra, sui suoi piani.- non aveva intenzione
di farlo, gli serviva uno spiraglio, un momento di disattenzione per passare
all'ultimo disperato piano.
-Il solito Barbie anche da vampiro sei
pronto a tradire. Prima è stato il Fuhrer adesso quei pazzi dell' Hydra.
-L'Hydra mi ha dato la vita eterna.
-Allora ti farà ancora più male
perderla. Non sei più un vecchio che contava i giorni che lo separavano dalla
tomba. Se lo fossi accetteresti la morte con più serenità. Invece ti
strapperemo la tua dannata eternità insieme alla tua divisa di sangue.
-Non ancora eroe, non ancora.
Non poteva aspettarsi una ripresa così
fulminea. Non ebbe il tempo di evitare l'attacco. Barbie scattò contro di lui e
in pochi secondi lo prese per un braccio e in una manciata di altri lo bloccò
premendogli il suo contro il collo.
-Fermi e gettate le armi.- disse
rivolto a Maddcks e al Demone. Nessuno di loro ubbidì. Moon Knight con la voce
che si sfilacciava li ammonì.
-Non fatelo. Non importa cosa può
succedermi finitela con questo bastardo una volta per tutte.
-Dici così perché ti credi superiore.-
riprese Barbie vedendo che i due non si muovevano, aspettavano la sua mossa
prima di fare la loro.
-Lo sappiamo entrambi che non sei così
diverso da me e per dimostrartelo di farò dono del mio potere.
Spector sentì il tessuto della
maschera lacerarsi all'altezza della bocca. Le unghie affilate di Barbie
avevano superato la resistenza del kevlar. Sotto gli occhi di Maddicks il
nazista affondò i suoi canini nel polso e lasciò che il liquido iniziasse ad
uscire.
Poi avvicinò quella fonte di male alla
bocca di Moon Knight che serrò le labbra nauseato dall'odore e dall'impatto
viscido del sangue sulla pelle.
-Non sarai come quegli ibridi, sarai
il mio successore. Lo sai in Bolivia la tua glaciale freddezza mentre io mi
divertivo con le spie e i ribelli, mi spingeva quasi a dire che saresti stato
un ottimo figlio per me. Adesso lo diventerai. Sarai sangue del mio sangue.
Le due lacrime di giada che erano gli
occhi del Demone brillarono. Tra le mani ricomparve la spada e intorno alla sua
lama si avvilupparono le energie delle anime come un tornado spuntato
all'improvviso.
Maddicks intuì troppo tardi qual'era
l'intenzione del Demone e il suo “noooo” fece da colonna sonora alla corsa
della donna con la spada puntata verso il petto di Moon Knight e al momento in
cui la lama lo trafisse, passando oltre per fermarsi dentro il corpo di Barbie.
Maddicks gridò.
-Cosa hai fatto?
-Ho compiuto il mio destino, quello
voluto dalla maschera.- disse e sembrò che non fosse il demone a parlare, ma
Concita.
Moon Knight guardò in basso la spada
piantata dentro di lui.
Non sentiva dolore. Barbie invece dopo
un attimo di assoluto silenzio lasciò Moon Knight e spingendosi indietro si
sfilò dalla lama. Nemmeno su di lui c'era sangue. Non capiva.
Portò le mani nel punto dove l'arma
era entrata e quando le ritrasse le vide cosparse di azzurro. Un' energia
intensa che dai suoi arti risalì folle verso il viso ed entrò con forza nei
suoi occhi. Iniziò a gridare mentre Moon Knight si rialzò sempre con la spada
che gli passava attraverso. Solo quando fu in piedi questa scomparve.
Il Demone aveva lo sguardo fisso sulle
convulsioni del Nazista. Era dilaniato dall'interno e gridava nomi come insulti
rabbiosi.
Maddicks azzardò.
-Sono quelli delle sue vittime. Vorrei
tanto essere nella testa di quel verme per vedere con i suoi occhi. Deve essere
un bello spettacolo.
Il Demone appoggiò le mani sulla
schiena di entrambi e creò un vincolo con le anime che stavano distruggendo
Barbie.
Seguirono scene di puro orrore con
Barbie che pativa le pene che aveva inflitto. Nessuno però era disgustato o
provava pietà. Non poteva essercene per un uomo che aveva commesso simili
atrocità.
Quella era la vendetta più giusta. Lo
videro prima nelle sua stanzetta degli interrogatori a Lione in Francia dove
era a capo di un distaccamento di Nazisti che doveva scoprire il più possibile
sui movimenti dei partigiani francesi per poi reprimere nel sangue la loro
organizzazione.
Ma in quel buco umido dove c'era un
tavolo e una sedia non entrò un capo della milizia ribelle ma una bambina di 12
anni. Barbie al tempo conduceva gli interrogatori con il suo gatto
accarezzandolo, grattandogli la testa mentre davanti a lui la gente soffriva.
Aveva il sorriso tagliente come un rasoio
ma il viso giovane ben curato e l'animale spingevano quasi a credere che fosse
uno dei meno cattivi. Appena entrata, la bambina fu fatta sedere e poi senza
preavviso tenendo ancora in braccio il gatto, Barbie la colpì al viso con il
dorso della mano. Cadde dalla sedia piangendo. Moon Knight guardava, ma non
poteva intervenire non ce n'era bisogno. Barbie non era più contro esseri
indifesi.
La bambina che nella realtà aveva
sofferto per giorni prima di morire si alzò. Bloccò il secondo colpo e lanciò Barbie
contro il muro. Scioccato si vide addosso la giovane che mulinava quella stessa
mazza di ferro che usava per incrinare le costole dei prigionieri nel modo più
doloroso possibile. Il muro si riempì con il sangue di Barbie che gridava,
gridava e le sue urla erano attenuate solo dai colpi sordi e ripetitivi che gli
piovevano addosso.
La scena cambiò. Maddicks sapeva che
era solo una proiezione eppure sentiva il freddo portato dal vento gelido.
Spazzava la stazione e i grossi treni fermi sui binari. La fila di persone con
la stella di David cucita sul petto non lasciavano spazio a dubbi.
Quello era uno dei convogli della morte.
Camminavano spinti dai soldati verso le entrate di quei carri bestiame
mascherati da vagoni. Maddicks rimase in disparte fino a quando non riconobbe
la voce di Barbie. Si voltò per vederlo parlare con uno dei suoi uomini.
Indicava una ragazza in una delle file di disperati. Il soldato andò da lei e
la tirò fuori dalla marcia degli uomini morti. La portò da Barbie. Anche se gli
abiti erano sporchi i capelli arruffati manteneva una bellezza pura.
Rischiarava quel grigio pomeriggio di disperazione. Barbie le disse qualcosa e
la vide sorridere.
Maddicks non poteva credere ad un
gesto benevolo da parte di quel mostro. Si aspettava il peggio ma quello che
accadde non si poteva immaginare.
Un uomo venne mandato verso la
giovane, lo chiamò papà e corse da lui allargando le braccia. Prima di poterlo
fare però uno sparo detonò nell'aria. L'uomo si accasciò in terra e vi rimase
con un fiore rosso che si allargava sulla nuca. Barbie rideva a crepapelle. Il
soldato non permise alla figlia nemmeno di toccare il padre morto davanti ai
suoi occhi. Barbie le aveva strappato tutto e l'aveva fatto in pochi istanti
con la sua luger che ancora calda era tornata nella fondina. La realtà avrebbe
raccontato solo altro tormento e deportazione per la giovane che sopravvisse ai
campi, raccontando poi davanti ai giudici quello che Barbie e gli altri avevano
fatto a lei e al suo popolo.
Ma in quella dimensione dove la
giustizia veniva ristabilita e il prezzo veniva pagato in base alle proprio
colpe la ragazza strappò l'arma dal soldato, lo freddò con un colpo allo
stomaco prima di sparare contro Barbie. In quel momento gli ebrei si girarono.
Videro il tedesco cadere con le rotule esplose e la ragazza che continuava a
colpirlo facendo saltare ogni singola articolazione. Poi i disperati come una
marea umana lo travolsero.
Maddicks tornò in se nella sala
sotterranea dell'Hydra mentre le urla del vampiro erano sempre più alte,
talmente forti da risultare un suono quasi indistinto.
Il Demone si trovò invece in Bolivia
nel giorno in cui la sorella della madre di Concita Alonso avrebbe iniziato il
suo calvario nel “corridoio del dolore” del palazzo del governo.
Dalla stanza erano appena usciti
Maddicks e Spector.
I loro passi non si sentivano più sul
pavimento di mattoni. Barbie chiuse la porta. Il suo sorriso era quello dei
primi giorni nelle SS. I suoi denti e i suoi occhi azzurro mare sembravano
immuni allo scorrere del tempo. La ragazza sul tavolo non provava più a
dimenarsi.
La nudità non la vergognava, la
terrorizzava. L'idea che quegli strumenti potessero tagliare e profanare le
parti più delicate del suo corpo la inorridiva. Se avesse potuto sarebbe morta
lì. Se solo fosse bastato un pensiero per farlo.
Sentì il tedesco infilarsi i guanti e
poi prendere dal tavolo il bisturi dalla lama più piccola.
-Da dove cominciamo, hai delle
preferenze?- si avvicinò con la punta al suo stomaco e accarezzò con il metallo
freddo l'ombelico.
-Sai sono molto orgoglioso della
tecnica che ho perfezionato. Soffrirai molto questo è indubbio, ma non ci sarà
mai il rischio che tu possa smettere di gridare, di invocare pietà o la morte
prima del tempo. La tua vita è in mano mia e questa è la cosa che adoro, quasi
più della tortura in se e dei giovani corpi come il tuo.- il ghigno anticipò il
primo taglio.
La ragazza si promise di non gridare,
ma la resistenza durò poco. Concita sotto la maschera aspettava il momento in
cui la vittima sarebbe diventata il carnefice. Barbie fece una piccola
interruzione e tornò con un panno inumidito nell'alcool per disinfettare i
tagli.
-E' proprio vero che la cura è
peggiore della malattia.
La sua mano venne bloccata da quella
della giovane. Si era liberata e aveva in mano un bisturi. Lei non andò per il
sottile e l'occhio di Barbie fu come burro per la punta. Iniziò ad urlare e con
la pupilla buona vide la ragazza incombere su di lui.
Moon Knight scosse il demone.
-E' finita.- disse indicando Barbie.
Il nazista era come un pupazzo senza
fili, disarticolato sui gradini che portavano al trono.
-Andiamocene di qui. Ho bisogno di
qualcosa di forte.
Il Demone guardò Maddicks che aveva
appena parlato.
-Prima farò la cosa che mi hai
chiesto. La maschera mi sta abbandonando e così il suo potere. C'è tempo per
quest'ultimo atto.
Maddicks sospirò.
-Lo faccio per te Spector. Mi farò togliere
dalla ragazza il ricordo della vera identità di Moon Knight.
Marc con tutto quello che era successo
non pensava più al fatto che un criminale conoscesse il suo segreto. Non si
aspettava che Simon di sua spontanea volontà accettasse quell'intrusione.
-Una cosa soltanto Spector. Spero che
da oggi in poi potremo essere amici e, se non proprio tali, alleati. Quello che
ho visto nella testa di quel vecchio nazista vampiro mi è bastato per una vita
intera e della mia ne ho già sprecata metà.
L'Averla sembrava sincera e Moon
Knight sentiva che poteva essere davvero l'inizio di qualcosa ora che il
passato non tormentava più entrambi e stava davanti a loro dentro un cadavere
con le orbite spalancate dalla paura e dalla sofferenza patite.
-Forza Demone dacci dentro con il mio
cervello, di solito preferirei che le donne mettessero le mani da altre
parti...- si faceva coraggio ma non ne aveva bisogno, le dita del demone
entrarono nella sua nuca come non ci fosse carne e osso.
Rimasero pochi secondi e allo sguardo
esterno di Moon Knight sembrò di vedere un tecnico alle prese con i fili
capricciosi di una televisione. Alla fine il Demone le ritrasse e l'Averla ebbe
sono per qualche istante il residuo di un pizzicore, poi più nulla.
Si voltò verso l'eroe e gli disse
soltanto.
-Bel lavoro. Potremmo fare coppia
altre volte che ne dici?
Il sorriso di Spector spuntò dal
tessuto strappato della maschera.
-Anche tu non sei stato male. Cosa
pensi di fare?
-Scusarmi con il tuo amico detective e
chiedergli se vuole un socio. Secondo te potrebbe essere interessato?
-Le collaborazioni migliori sono
quelle che iniziano cercando di uccidersi a vicenda.
-A dire il vero l'unico che rischiava
di lasciarsi le penne o di scottarsele era Gun.
Moon Knight aveva ancora una questione
in sospeso prima di andarsene da lì ed era rivolta al Demone.
-Non sono pratico di soprannaturale e
ammetto che quando mi sei corsa incontro e mi hai usato come punta spilli per
il tuo spadone ho pensato che non sarei uscito vivo da questo buco.
-E' grazie a te che la spada ha potuto
raggiungere l'anima di Barbie. La trasformazione in vampiro l'aveva ridotta,
nascosta in profondità con la sua umanità.
Maddicks frugò nelle tasche in cerca
di una sigaretta.
-Umanità? Non farmi ridere. Se quello
strisciava vicino ad un serpente, al rettile sarebbe venuta la nausea.
Moon Knight aspettava ancora
quell'ultima spiegazione.
-La prima volta che l'ho colpito non
sono riuscita a raggiungerla, ma con te è stato diverso, la spada ti aveva già
assolto e le anime ti hanno usato per amplificare il loro potere. Quando ti ha
morso, le cose che ti ha detto hanno mostrato per un attimo la sua umanità, un
attimo che gli è stato fatale. Non preoccuparti la spada ti ha curato, non
diventerai come lui.
la voce demoniaca stava iniziando a
cambiare e di colpo la maschera cadde dal viso riportando alla luce gli occhi
provati e il viso della ragazza .
Moon Knight la sostenne, raccolse la
maschera e la prese in braccio.
-L'eroe, la bella, il compagno che ha
ricavato un bel po' di lividi e una gran sete di roba forte e il mostro
spiattellato sui gradini. Direi che possiamo mettere la parola fine a questa
brutta avventura.
Concluse con una certa ironia Maddicks
prima di avviarsi con gli altri verso l'uscita dal bunker.
***
Frank Darabont non era un tipo da
inferno e paradiso.
Era certo che dopo la morte ci fosse
il nulla. Le fiamme che gli venivano incontro arrampicandosi sulla roccia dello
strapiombo da cui stava per essere gettato da Speed Demon, distrussero quella
convinzione. Vedeva le lingue fustigare un' aria densa che ad ogni colpo si
apriva liberando del nevischio scuro. Marlene aveva perso i sensi, la sua
coscienza non aveva retto di fronte a quel viaggio infernale. Speed Demon
stranamente taceva, trattenendoli. Si bloccò e il suo piede fece cadere un po'
di terriccio dall'orlo del baratro.
-Siamo quasi in inverno. Tutti
vogliono andare in un luogo caldo, vi assicuro che non ce n'è uno più bollente
di questo.
Disse riprendendo per un attimo la
parola.
Chiese trattenendo una risata.
-Pronti a scendere? Per caso lo sbirro
pensava che vi avrei gettato dalla rupe?- si accorse solo in quell'istante che
Marlene non era più con loro.
-Avrà un brusco risveglio.
-Mai come il tuo quando riprenderai i
sensi.- il contenuto era deciso minaccioso, ma la voce di donna suscitava ben
altri pensieri.
Speed Demon si voltò leggermente e
vide delle spire viola afferrare lui e le sue prede e iniziare a trascinarli
indietro verso il punto dove c'era il portale.
-Cosa sta succedendo?
La porta tra il mondo infero e la sede
dell'Arcana si aprì di nuovo, di colpo e sulla soglia dietro quell'emissione di
energia c'era una figura femminile sinuosa e affascinante su cui risaltavano
per i riverberi delle fiamme i lunghi capelli rossi.
-Dai non farti pregare velocista. Non
mi piace sentirmi respinta.
Speed Demon cercava di innescare la
quinta demoniaca e correre nella direzione opposta, ma le spire erano più forti
e vedeva attraverso il varco il corridoio dell'edificio e l'ombra che assumeva
contorni più definiti.
Alla fine Speed Demon e le sue vittime
finirono in terra strattonati dai tentacoli che rientrarono nella figura. Il
varco si richiuse e alla luce del corridoio l'essere si rivelò per quello che
era: Satan la figlia del diavolo. Speed Demon si perse in quell'apparizione. La
ragazza aveva ripreso ad indossare il suo costume anni 70 e questo voleva dire
che tra i pantaloni attillati e la scollatura che partiva dall'ombelico per
allargarsi sul seno, molto poco era lasciato all'immaginazione.
-Ti piace la mercanzia, scommetto che
vuoi vederla più da vicino. Che ne dici di iniziare dal mio stivale.
Gli sferrò un calcio in faccia. Frank
Darabont stava cercando di svegliare Marlene.
Speed Demon si rialzò e iniziò a
mulinare le mani.
-So chi sei. Non mi interessa chi è il
tuo paparino, ci sono poteri più forti di lui.
-Non sei tra questi.
Satana alzò le braccia e dai bracciali
intorno ai polsi si sprigionarono energie mistiche. Speed Demon non riuscì ad
opporsi e Satana rivolse contro di lui la forza di velocità delle sue mani
catapultandolo contro il muro. Scivolò dalla parete dove aveva lasciato la sua
sagoma.
-Marlene riprenditi, non so chi sia
questa pazza, né perché ci ha tolto dal barbecue, ma dobbiamo andarcene.
-Maleducato. Non si lascia una
signorina, non dopo che ti ha salvato la pelle.- con un gesto Satana catapultò
una gabbia magica intorno ai due. Speed Demon tremava, era tornato il criminale
di serie b che non riusciva a controllare la vescica quando la situazione
precipitava.
-Prima di farti perdere i sensi in
modo doloroso e spedirti in un posto da cui anche con la tua velocità farai
fatica a tornare, devi dirmi chi è stato a darti questi poteri?
Speed Demon biascicò.
-La formula del demone della velocità.
Sono stati quelli della fondazione a contattarmi. Ce ne sono altri che hanno
beneficiato di questo potere.
-La fondazione Arcana?
Speed Demon si coprì il viso per paura
di un' altro calcio.
-Si. Mi hanno fatto incontrare un
uomo. Lui aveva il libro con la formula.
-Milo Warren?
Speed Demon non ne conosceva il nome.
-Non so chi fosse. Ti prego...
-Forza piagnucola ancora un po' mi
diverte, mentre penso a dove spedire la tua carcassa.
-Portiamo il male nel mondo, dovresti
essere dalla nostra parte.
Provò a convincerla. Lei rimuginò in
modo sadico sul da farsi.
-Tu sei solo una pedina. Milo Warren,
se è davvero lui dietro a tutto questo, sta trafficando con forze che non sono
di questo mondo. Si è fatto notare parecchio, troppo.
Schioccò le dita e Speed Demon
scomparve senza riuscire neppure a gridare il suo dissenso.
-Così dovrebbero sparire tutti gli
uomini e non solo quelli rimorchiati nei bar dopo una notte di sesso. La
mattina ti svegli e non ci sono più. Sono cose queste che feriscono i
sentimenti di una figlia di Satana.
Andò verso la gabbia, Frank se ne
stava in un angolo. Marlene era distesa e usava le sue gambe come cuscino.
-Che carini.- disse Satana facendo
sparire la prigione mistica.
-Chi diavolo sei?
-Fuochino.
In quel momento anche Marlene riaprì
gli occhi. Vide gli stivali di pelle con i bordi di pelo di Satana e da lì
segui prima le gambe infilate in pantaloni lucidi e poi il corpo della bella
creatura demoniaca, per arrivare ai suoi capelli ramati e ai suoi occhi rossi e
neri come braci.
-Frank... dove siamo? Chi è questa?
Dov'è quel tipo mascherato?
-Vi darò qualche risposta e in cambio
voi farete lo stesso, ma adesso è meglio che andiamo a casa mia, li staremo più
comodi e se Frank lo vorrà potrà usare un po' della mia energia sessuale per
guarirlo dai lividi.
Marlene lo fissò negli occhi.
-Frank sta bene com'è e noi non ci
muoveremo di qui se prima...
***
-Ma. la vista da qui è come se fossimo
dentro i cartelloni di Times Square. Non è possibile.- Marlene si staccò dalla
grande finestra che occupava una delle pareti dell'attico dove li aveva
condotti Satana.
Sorseggiò il vino dal calice e si
avviò verso il grande tavolo sostenuto da quattro gargoyle di pietra. Qui c'era
Satana che versava del normale caffè a Frank. Sia lui che Marlene erano ancora
nella fase in cui si stupivano e chiedevano spiegazioni per ogni cosa che
vedevano in quell'appartamento.
Satana pensava a loro come a teneri,
ingenui cuccioli. Marlene appoggiò il bicchiere e trovo il conforto della sedia
più comoda che avesse mai conosciuto. Era come se l'oggetto sapesse che parti
del suo corpo rilassare. La curiosità suscitata dalla vista spettacolare non
aveva ancora trovato risposta.
-Posso immaginare la vostra sorpresa
nel trovarvi qui, in un appartamento mistico, però questa è davvero l'ultima
curiosità che soddisferò, poi abbiamo altro di cui parlare.
-Ultima giuro.- disse Marlene
stupendosi del tono quasi fanciullesco. Guardava il bicchiere e pur immaginando
che in quel vino ci fosse qualche pozione strana non poteva fare a meno di
portarlo alle labbra.
-Quella che vedi è una delle tante
Manhattan che esistono contemporaneamente. Questo appartamento è situato in un
punto d'incontro tra le varie realtà parallele. L'immagine cambia spesso. Pensa
di trovarti in un acquario e di guardare dentro le vasche. Ogni volta i pesci
sono diversi. Ce ne sono di innocui e di pericolosi e così è per le Manhattan, le
New York, i mondi che esistono insieme al nostro.
-Ho bisogno di altro caffè. Stanotte
tra fondazioni del mistero, criminali velocisti infernali e sventole magiche ho
coperto la mia quota di stranezze per una vita e mezza.
Satana sorrise.
-Io so invece che non sei così digiuno
di bizzarrie come vuoi far credere. Sbaglio o lavori spesso con Moon Knight?
Ultimamente non avete avuto a che fare con delle sirene di Atlantide? (1)
-Fai domande di cui sai già le
risposte. Posso fartene una io sincera?
-Spara ma stai attento sono molto
sensibile.
-Sei davvero la figlia di Satana?
-Si. Vuoi che ti presenti i miei? Vuoi
chiedere la mia mano?
-No. Sono più interessato a sapere
cosa ci facevi alla fondazione Arcana stanotte.
Marlene drizzò le orecchie. Il fatto
di trovarsi lì nella casa spazio temporale di Satana dimostrava che c'era molto
di più di qualche imbroglio finanziario dietro i soldi che erano passati dalla
Spectorcorp alla fondazione.
-Io e mio padre la pensiamo
diversamente su questo mondo. A me piace viverci e preferisco la vostra
compagnia a quella dei servitori che puzzano di zolfo. Mi piace perché non ci
si annoia mai e c'è un grande fervore religioso e mistico soprattutto in
periodi come questi, dove la paura è grande e le crisi si susseguono come le piaghe
d'Egitto.
-Per farla breve?- incalzò Marlene che
stava riuscendo a staccarsi dal vino demoniaco.
-Qualcuno sta giocando da parecchi
mesi con un fuoco che non gli appartiene e le sue intenzioni sono quelle di
usarlo per bruciare tutto e costruire sulle ceneri del vecchio un nuovo mondo a
sua immagine.
-Stai parlando dei tipi della
fondazione Arcana?- chiese Frank finendo il caffè.
Satana alzò una mano e piegò all'indietro
due dita. Le tazzine si sollevarono e iniziarono a fluttuare verso il lavello.
-La fondazione Arcana, come suggerisce
il suo nome, ha sempre cercato di rimestare nel mistico, nella magia svelando
misteri legati all'archeologia e alla vostra storia. La loro cerchia si è
allargata con il tempo e vi sono entrati esponenti di altre aziende, tutti
ossessionati o dalla pietra filosofale o, vista la loro età media, dalla fonte
dell'eterna giovinezza.
-Niente di nuovo. L'America più che
sull'indipendenza è fondata sulle società segrete.- confermò Frank attirato
dall'acqua che scorreva nel lavello e dal panno che, sospeso nell'aria,
strofinava le tazzine.
-Esatto, ma poi la loro strada si è
incrociata con quella di un certo Milo Warren, sempre che sia il suo vero nome.
Marlene sobbalzò sulla sedia che di
colpo non era più il paradiso dell'ergonomica.
-Nelle mie ricerche sui soldi spariti
dalla Spectorcorp è uscito più volte questo nome. E' un archeologo?
-Era ossessionato dai misteri
terrestri e non. Cercava ovunque tracce di civiltà aliene e roba simile. Aveva
già approcciato in passato la Fondazione, sperando che sostenesse le sue
costose ricerche dell'Eldorado o di Babbo Natale, rimediando solo dei rifiuti
categorici.
-Ma qualcosa ha fatto cambiare idea ai
membri?- anticipò Frank.
-Esatto e quel qualcosa è stato il
ritrovamento da parte di Milo di un oggetto molto potente. In grado di
trasformare criminali come Speed Demon in messaggeri infernali. E purtroppo,
stando alle parole di quel Mercurio andato a male, non è stato l'unico a
beneficiare di quel potere. Mi sono fatta una certa idea su cosa sia, non ho
però ancora le prove per supportare la mia tesi. Onestamente spero di
sbagliarmi.
Su quelle parole iniziò a squillare
con forza il cellulare di Marlene. In quel luogo sospeso, ritagliato tra i
“dove” e i “quando”, la donna si trovò a prendere il suo apparecchio e a
portarlo all'orecchio anche con un certo imbarazzo.
Satana sbuffò.
-Indelicata. Proprio nel momento delle
rivelazioni.
Frank vide Marlene allontanarsi e
cercare un luogo appartato. C'erano tante porte e ognuna poteva celare sia il
bagno che un abisso in cui abitava una piovra da appartamento.
Satana capì il problema.
-La porta rossa. C'è un salottino e
nessun salto spazio temporale in un mondo medievale dominato da insetti. Quello
lo trovi dietro la verde.
Frank aveva smesso di seguire i
discorsi di Satana. Marlene non ci mise molto al telefono, ma quando uscì aveva
una nuova priorità.
-Devo tornare indietro, nella mia New
York. Ho una cena stasera a cui non posso mancare.
Satana stava per schioccare le dita
quando Frank si alzò.
-Vado anche io. Che ne dici però
figlia di Satana -non riusciva a credere
di averla chiamata così - se noi due ci rivediamo in un posto più normale per
continuare questa chiacchierata?
-Mi sembra un'ottima idea. Quando hai
pensato ad un luogo ed ad un orario associaci il mio nome nella tua mente e
saprò dove trovarti.
-Leggi nel pensiero?- tremolò lo
sbirro avvicinandosi a Marlene che non aveva più detto una parola.
-Si e devo ammettere che pensavo che
avessi fantasie sessuali più tradizionali. Comunque la mia vagina non ha né
denti né occhi di serpente.
Marlene lo guardò malissimo prima che
lo schiocco delle dita di Satana lo togliesse da quell'imbarazzo.
EPILOGO
-Accosta qui.
L'autista ubbidì all'uomo sui sedili
posteriori e fermò sul bordo della strada la berlina scura. Stava smontando per
aprirgli la portiera, quando l'uomo seduto dietro lo bloccò.
-Faccio da solo. E' una piccola sosta.
L'autista lo sentì scendere. Lo aveva
visto in faccia solo una volta e si era pentito di averlo fatto. Da dove usciva
quell'essere? Cosa era successo al suo viso? Sembrava che una parte del volto
non avesse mai conosciuto la luce, mentre l'altra aveva qualcosa sulla pelle
che la faceva assomigliare a inchiostro sporco.
Tirò giù il finestrino e si accese una
sigaretta.
-Pensavo avesse una fretta del
diavolo.- rimuginò tra se aspirando dalla sigaretta -Certo che da quando quel
Warren si è messo a collaborare con la fondazione questa macchina ne ha visti
di tipi bizzarri.
-Qualche spicciolo signore.
L'autista non se n'era accorto, ma
vicino ad un vicolo che affondava tra alcuni palazzi c'era un barbone. Un uomo
senza più lavoro che mendicava un po' di dignità. Aveva un cartello al collo
che la pioggia aveva reso illeggibile.
Stava inginocchiato vicino ad una
scatola di cartone dove luccicavano alcuni cent. Quello era il massimo di bontà
che era riuscito ad ottenere. Lo sventurato alzò la testa, i capelli che non
vedevano acqua e shampoo da un bel po' gli si rizzarono sul cranio. I suoi
occhi si persero in quelli dell'uomo elegante che ora lo fissava dall'alto.
Stava per allungare verso di lui la
sua mano, quando un giovane in giacca e cravatta e sorriso natalizio si
intromise e lasciò nella scatola 5 dollari. Il barbone li prese subito non
credendo che fossero veri.
-Grazie. Dio la benedica.
Il giovane era felice per aver portato
un po' di sollievo.
-Per così poco. Dovrebbe maledire chi
sta qui a guardare e non fa niente.- non si era quasi accorto dell'uomo
distinto al suo fianco, ma sembrava che le parole fossero destinate a lui.
-E' davvero una brava persona.- sentì
dire alle sue spalle.
Il barbone non interessava più all'uomo
della berlina adesso il suo obiettivo era un altro: Il buon samaritano.
Corromperlo gli avrebbe dato molta più soddisfazione del poveraccio nel
cartone.
-Posso stringerle la mano?- disse
allungando la sua che era di un bianco pallido, quasi cadaverica.
L'uomo si trovò in difficoltà.
-Non ho fatto niente di che.
-L'ha fatto.- la mano rimase lì e alla
fine il buon samaritano la strinse. Bastò quel tocco perché un' energia scura
simile ad un filamento di petrolio avviluppasse le dita, il polso, per poi irradiarsi
come un rampicante lungo tutto il braccio. Il barbone non se ne rese neanche
conto fino a quando l'uomo dei 5 dollari non tornò da lui. Camminava
leggermente storto e il braccio destro pendeva un poco inerte.
-Vorrei darti ancora qualcosa.- disse.
Il barbone alzò la testa dal barattolo
con gli spiccioli solo per essere preso in faccia da un calcio del buon
samaritano. Una pedata fortissima che gli portò via i pochi denti buoni. Si
tenne la bocca che sputava sangue prima che il buon samaritano lo aggredisse di
nuovo. Il rumore dei colpi e delle grida accompagnarono l'uomo della berlina
fino alla macchina. Entrò e disse all'autista.
-A villa Spector. Mi aspetta un'altra
buona azione.
Continua...
NOTE
Si conclude con questo numero
l'avventura in quattro parti che ha scavato un po' nel passato di Marc.
L'utilizzo di un personaggio realmente esistito come Klaus Barbie è stata
voluta per porre l'accento su come il nazismo recentemente nei media
tradizionali sia stato ammantato da fin troppa fantasia, basti pensare al
recente film di Capitan America. La mia intenzione, se ci sarò riuscito lo
diranno i lettori, era riportare l'attenzione sul vero orrore che è stato e sui
veri super criminali che l'hanno perpetrato. Per questo i flash incubi di questo
episodio sono fatti realmente accaduti, e nemmeno i peggiori credete a me, che
si possono leggere nei documenti del processo a Klaus Barbie. Poco tempo fa c'è stata la giornata della
memoria, questo è il mio modesto contributo per non dimenticare quella
terribile pagina della storia di tutti.
(1) Nei primi due numeri di questa
serie.
Nel prossimo episodio: Marc e Marlene avranno una notte tutta per
loro o almeno questo credono fino a quando qualcuno non suonerà alla
porta.